MENIERE

SINDROME DI MENIERE

La malattia di Meniere è dovuta ad una aumentata pressione di liquidi nell’orecchio interno. I liquidi dell’orecchio interno vengono continuamente prodotti e riassorbiti dal sistema circolatorio. Ogni alterazione di questo delicato meccanismo può dare una super-produzione od un iporiassorbimento dei fluidi.
Questo porta ad un aumento della pressione dei liquidi (idrope) che provoca vertigine, e che può essere associata o no ad ipoacusia fluttuante ed acufeni.
Fortunatamente ciò avviene in genere in un solo orecchio. Una valutazione completa è necessaria in tutti i casi di malattia di Meniere per determinare le cause della aumentata pressione dei liquidi dell’orecchio interno. Fattori circolatori, metabolici, tossici, allergici, o emotivi, possono avere un ruolo in tutti i casi di malattia di Meniere.

Sintomi


La malattia di Meniere è caratterizzata da attacchi di vertigine che possono variare in durata da pochi minuti a molte ore. La sordità e gli acufeni in genere accompagnano tali attacchi. Gli attacchi di vertigine possono verificarsi all’improvviso e senza preavviso. Violente sensazioni di rotazione e di caduta, associata a nausea, vomito, e sudorazione, sono dei sintomi comuni. In genere è presente una sensazione di pressione e di orecchio pieno.
Gli attacchi di vertigine possono ripresentarsi ad intervalli irregolari. Talvolta il paziente può non avere vertigini anche per anni. Se le vertigini si ripresentano, sono in genere meno gravi e di più breve durata che gli attacchi iniziali. Tra gli episodi di vertigine in genere non si ha alcun sintomo.
Talvolta l’ipoacusia, gli acufeni e la sensazione di orecchio pieno o di pressione, si possono avere senza vertigini. Questo tipo di malattia di Meniere viene chiamata Idrope cocleare. Allo stesso modo, episodi di vertigine e di pressione auricolare si possono avere senza sordità e senza acufeni; questa malattia viene chiamata Idrope vestibolare. Il trattamento in entrambe le malattie è simile a quello praticato per la malattia di Meniere.

Terapia

Buona parte dei pazienti vertiginosi che giungono alla nostra osservazione trae giovamento con il solo ausilio della terapia farmacologica eventualmente associata ad opportune tecniche riabilitative ( manovre liberatorie, ginnastica posturale ). Nei casi che non trovano giovamento da tali trattamenti ed in particolare in presenza di una MALATTIA DI MENIERE, stiamo applicando con sempre maggiore frequenza il trattamento di ablazione chimica del labirinto posteriore mediante somministrazione endotimpanica di GENTAMICINA.
E’ questa una metodica che, a fronte di una minima invasività, ed una degenza assai contenuta (talora effettuabile semplicemente in regime di D.H. o ambulatoriale ), consente di ottenere spesso un ottimo controllo della sintomatologia vertiginosa. E’ solo in quei pazienti in cui il trattamento medico in tutte le sue forme non è in grado di garantire una soddisfacente qualità di vita, che consigliamo un approccio chirurgico; anche in questo caso, la scelta della tecnica da utilizzare è individualizzata da paziente a paziente in base all’età, alle condizioni anatomiche, ed al quadro audiometrico.
Va sottolineato che tutti i trattamenti “chirurgici” sono mirati alla sola risoluzione del sintomo VERTIGINE, mentre non hanno alcuna efficacia su sintomi quali ipoacusia ed acufene. Ecco una breve discussione delle principali tecniche chirurgiche adottate per la cura della vertigine periferica intrattabile.

DECOMPRESSIONE DEL SACCO ENDOLINFATICO

Per la bassa percentuale di successo è stata abbandonata dalla maggiore parte dei centri. Tecnicamente si basa sulla scheletrizzazione del sacco endolinfatico, componente dell’orecchio intemo contenuto in una duplicatura della dura madre della fossa cranica posteriore, nella sua incisione, e nella successiva inserzione di un materiale plastico nel suo lume al fine di ridurre il volume di liquidi nell’ orecchio interno.

NEURECTOMIA VESTIBOLARE PER VIA RETROLABIRINTICA

Rappresenta allo stato attuale il gold-standard del trattamento delle vertigini periferiche intrattabili con buon udito pre-operatorio. Si effettua una mastoidectomia allargata conservando il blocco labirintico sino a scheletrizzare la dura madre della fossa cranica posteriore. I tempi successivi consistono nell’apertura della dura retro-labirintica per accedere all’ angolo ponto-cerebellare dove, individuato il pacchetto acustico-facciale, si effettua la sezione del nervo vestibolare con conservazione della componente uditiva.

LABIRINTECTOMIA/NEURECTOMIA VESTIBOLARE TRANS-LABIRINTICA

Viene riservata ai casi con udito non più utilizzabile e che non rispondono al trattamento con gentamicina. Consiste nella distruzione del labirinto posteriore per via transmastoidea. L’ intervento può essere completato con la sezione del nervo vestibolare al fondo del condotto uditivo interno (neurectomia per via translabirintica).

NEURECTOMIA PER VIA FOSSA CRANICA MEDIA

Consiste nella sezione del nervo per via della fossa cranica media all’ intemo del condotto uditivo interno, che viene raggiunto sulla sua superfìcie superiore attraverso un’apertura ossea a livello della squama temporale e la successiva retrazione del lobo temporale. Per l’alta percentuale di complicanze a carico del nervo facciale rispetto alle altre procedure, questa metodica è stata abbandonata dalla maggior parte dei centri.